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Detta anche Jack. Insolito, ma vero.

martedì 30 marzo 2010

"Lettera a Sodoma"

Ho solcato la maturità con un’incredibile e probabilmente ingenua voglia di andare via da casa, ma non sapevo davvero cosa potesse significare. Tanta voglia di scoprire cosa d’altro ci fosse da vivere e pochissima paura di poter sbagliare mi spingevano a cercare una dimensione nuova, io mi limitavo a rispondere ad un richiamo. Come se avessi dovuto assolvere ad un importante compito per la mia vita. Un’incoscienza dettata dalla curiosità e da quella che io amo definire “sana leggerezza”; quel sentimento che alle volte ci guida istintivamente verso scelte più o meno importanti e ci ricorda che bisogna imparare a non prendersi troppo sul serio.

Copyright Salvatore Marcello
Avevo nella mente una confusa bozza in bianco e nero, nulla di più, e non mi importava sapere se, poco a poco, fosse stata colorata o quali colori avrebbero potuto darle forma e significato. Non c’erano aspettative, solo curiosità e la sottile insinuazione che forse altrove il mondo poteva essere diverso da quello che conoscevo.
La consapevolezza è arrivata più tardi. E’ cresciuta di pari passo con l’amarezza.
Mi è bastato cambiare città per accorgermi che il mondo non è sempre uguale a se stesso, che ognuno di noi porta con sé un pezzetto di storia e una fetta del posto da cui parte, ma poi si definisce anche in funzione di ciò che lo circonda. Così ho scoperto che il mondo intorno a me poteva essere quello che io volevo che fosse o almeno il posto in cui io potevo essere me stessa, senza dover chiedere il permesso, senza la rabbia data dal fatto che costruire in un posto in cui tutto viene distrutto significhi giocarsi la propria vita alla roulette, senza la paura che questa rabbia un giorno potesse diventare rassegnazione. Senza l’angoscia di dover rinunciare a me stessa. E forse questo è il centro di tutto, lo è stato per me almeno. Io sono sempre stata io, non mi hanno cambiata i luoghi in cui ho vissuto, piuttosto le persone e gli incontri. 
Con gli anni è aumentata la forza di camminare, eppure la nostalgia non mi ha mai abbandonata. E’ strano da spiegare, ma è come essere costretti tra due lame. Da una parte ci sono i miei luoghi, quelli che mi hanno dato un nome, mi hanno infilato nelle orecchie il rumore delle onde, mi hanno regalato un’imprevedibile e cinica ironia, una fragorosa risata e un’insana prerogativa nell’attitudine a gesticolare. Sono luoghi che conservano tradizioni preziose e abitudini uniche. Dall’altra parte, però, ci sono io, la voglia di trasparenza, la voglia di poter fare, di andare avanti e di non sentirsi legati ad un mondo che preferisce affondare piuttosto che guardare in faccia la realtà, la voglia di crescere, di discutere, di confrontarsi con il futuro ed eventualmente anche di mettersi in gioco per cambiare. Nel mio caso le due strade sembrano non incrociarsi mai.
 Mi capita di raccontare del posto da cui provengo accorgendomi che le contraddizioni di cui è fatto lasciano gli ascoltatori addirittura confusi. Mi concedo dettagli legati alla “dimensione socio-culturale” o al difficile rapporto tra “Stato e cittadinanza” per finire spesso impelagata in discorsi che tanti faticano a capire e altri preferiscono evitare; discorsi che non trovano “colpevoli” e magari non intendono farlo, ma inevitabilmente definiscono troppi complici.
 La distanza non mi ha mai allontanato da quei luoghi, ma mi permette di avere una prospettiva. Mi permette di avere una possibilità: la “mia” possibilità. La voglia di voltarsi mi accompagna fedelmente nel viaggio, ma il timore di rimanere incastrata in un mondo che disegna un circolo chiuso, che si sazia di sé stesso e non ha spazio per me è più forte.
Ogni giorno costruisco un nuovo pezzetto di me e porto un po’ dei “miei” luoghi nel mondo, non è sempre facile, ma va bene così.

La mia terra è un luogo che molti definiscono “difficile”, che io considero complesso. Complicato da spiegarsi e ancora più da comprendersi se non ne conosci gli odori e i colori. E’ un luogo in cui la gente si confonde, in cui la cultura ha profonde radici, ma spesso perde la memoria. Ti da tanto, ma non ti permette di viverlo. La mia terra mi ha dato un nome, ma il mio volto le somiglia solo in parte e non voglio che la mia vita ne subisca la sorte.

giovedì 25 marzo 2010

Capita in Italia

Dal Giornale di stamattina, articolo dal titolo: "La strana campagna elettorale di Fini. Da 3 mesi parla solo come l'anti-Silvio."


"Il segno - è la lettura di tutto l’entourage del Cavaliere - che ormai i due sono su strade troppo diverse. E che il presidente della Camera - chiosa il vicecapogruppo a Montecitorio del Pdl Osvaldo Napoli - ragiona con una «prospettiva diversa» e guardando «ad altro»."


Ancora non possono, ma secondo me tra un pò gli daranno del comunista!

domenica 7 marzo 2010

quasi quasi mi viene voglia di smettere di pensare...

Come avrete ormai capito in tanti io mi trovo a Londra... da qui cerco di seguire quello che accade in Italia curiosamente, aiutata dalla distanza che mi convinco possa sostenermi in una visione più lucida e forse meno passionale (diciamo pure meno tesa all'incazzatura) di ciò che accade nel nostro Bel-Paese!
Alle volte l'eco di quello che accade è così forte da arrivare a me senza che sia io a cercare info dettagliate e particolari; per farla corta: certi fatti parlano da soli!
Quello che sta accadendo in questi giorni ha un potere incredibile su di me, mi lascia senza parole... incredibile!!!
Ma... ho comunque qualcosa da rigirarvi e spero possiate comprenderne il senso. Insomma, a me è arrivato fortissimo, spero accada anche per voi leggendo questo post

Presente la teoria delle finestre rotte???

Alessia

sabato 6 marzo 2010

Primi passi nel mese di marzo

Finalmente stasera ritrovo il gusto di rientrare in casa lasciando il freddo fuori, accomodarmi nei vestiti "da casa", godermi la luce bassa della mia camera e la voglia di scrivere. Tengo la tv accesa in sottofondo perchè mi autoconvinco che oggi posso capire qualcosa di più di quello che capivo ieri!!!!
Ho avuto una settimana frenetica, piena! Quasi mi sembrava di non riuscire a starle dietro, ho fatto tante cose e tante altre le ho rimandate, ma ...mi è piaciuta! Mi è piaciuta perchè mi ha permesso di rimettere il naso nel mondo dopo che sono rimasta ferma in un angolo senza muovermi; come in attesa del momento giusto in cui ritrovare la voglia di camminare (alibi perfetto!).

Questa settimana è arrivata e mi ha rimesso sottosopra, mi ha svegliato dal torpore invernale, mi ha costretto a stare in giro anche con il vento freddo permettendomi così di cogliere il piacere di trovare un angolo assolato su un marciapiede all'ombra.
E' arrivata senza bussare, non mi ha chiesto il permesso... ma stasera ho voglia di appuntarmi di tutte le cose che non sono riuscita a fare o a dire in questi giorni perchè mi è ritornata la voglia di crederci.
Questa settimana mi lascia la voglia di scrollarmi dalle spalle l'inverno e la forza di guardare al grigio e sentire che posso essere più forte io, anche se qualche volta devi solo piangere per sentirti un pò più leggera.
Ho qualcosa da dire e non ho intenzione di starmente zitta, in un angolo, ad aspettare...